Il territorio è il risultato del processo storico di modificazione dello spazio, al cui interno gli aspetti fisici e biologici non sono separabili da quelli artificiali. Come i paesi e le architetture anche il paesaggio è creato dal lavoro umano. E’ determinato dall’uso del suolo, dalle trasformazioni agricole e produttive, dall’introduzione di specie vegetali, dalla gestione delle acque, dalle consuetudini sociali di coloro che lo abitano o lo percorrono. Tutto questo forma una biblioteca di storia e di cultura tramandata attraverso le età e le generazioni, sintesi delle esperienze e delle conoscenze verificate nei millenni, scrigno di saper fare e di saper vivere.

     L’importanza di questo grande patrimonio, ma nel contempo la  consapevolezza della fragilità dei segni lasciati dalla memoria di coloro che hanno vissuto, lavorato e amato è stata la forza che ci ha portato alla realizzazione del progetto-itinerario “Luoghi della memoria”.

     Questo itinerario propone un percorso attraverso un paesaggio agrario e storico, in cui il visitatore può soffermare la sua attenzione su una molteplicità di aspetti che vanno dalle tipiche architetture rurali, all’antica ingegneria contadina per la realizzazione dei terrazzi collinari. Ma ci si può fermare in silenzioso raccoglimento nei luoghi di culto della tradizione popolare (santuario di S. Valentino) o ammirare la torre romanica di Santa Margherita, unica testimonianza giunta fino a noi dell’ospizio fondato nel XIII secolo. Lungo il percorso si può trovare testimonianza di antiche attività produttive: la produzione della calce (calchera) e l’arte molitoria (mulini). Passeggiando tra i meravigliosi vigneti si potrà conoscere la tipologia dei vari terreni insieme alle varietà d’uva coltivate e capire come il vino sia espressione della terra, passione tenace di chi la coltiva, cura e amore per chi trasforma i suoi frutti, grande potere di  incantare e di procurare piacere a chiunque lo beve.

 

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  1. La torre romanica di S. Margherita

    La Torre romanica di S.Margherita è il centro attorno cui ruota tutto il percorso. La costruzione risale al XIII sec: il 15 ottobre 1214 l'allora vescovo di Trento, Federico Vanga, emanò una "bolla" di fondazione di un ospitale e di una chiesa. A fianco dell'ospizio venne eretta la torre difensiva, segno che l'ospizio fungeva anche da rifugio contro le bande di briganti che imperversavano nella zona. Solo la torre è sopravvissuta alle altre costruzioni ed oggi, infatti, essa funge da campanile della chiesa parrocchiale ricostruita alla fine del 1800 sui resti dell'antico ospizio.

  2. I Molini

    Poco oltre si giunge alla contrada dei Molini, così nominata perchè in essa operavano - fin dal medioevo - numerosi mulini. Degli antichi mulini - tutti hanno sospeso la loro attività nel secondo dopoguerra - sono rimasti alcuni resti: una ruota idraulica in legno ed una macina che porta impressa la data del 1263, visibili all'esterno del mulino dei "Toneti". Inoltre è stato conservato altro materiale e attrezzature raccolti anche negli altri mulini.

  3. I Mori

    Proseguendo in direzione del santuario di S. Valentino si incontrano le contrade Peloc, Mori e Sgardaiolo. La contrada dei Mori fornisce un tipico esempio di come, attorno al maso originario si sia sviluppata un intera frazione. Sicuramente l'edificio più interessante è quello della più antica casa colonica: attraverso un portico d'accesso che dà sulla strada si viene introdotti nella "era"(cortile interno) su cui si affacciano le varie costruzioni, altri porticati collegano le singole case o separano i più piccoli cortili interni.

  4. Sgardaiolo

    La contrada Sgardaiolo deve probabilmente il suo nome al fatto che, trovandosi all'imbocco della Val Cipriana, in essa abitava il "guardiano" che controllava i traffici da e per la valle.

  5. La calchera

    Gli abitanti di Sgardaiolo erano dediti soprattutto al lavoro di boscaioli ed alla produzione di calce: poco oltre questo piccolo gruppo di case, in località Campo si trovano ancora i resti ben conservati di una "calchera", dove venivano sistemati assieme al legname, i massi calcarei raccolti lungo il rio Val Cipriana, che dopo un laborioso lavoro di cottura, producevano la calce.

  6. La Strada romana

    Proprio oltre la “calchera” inizia una strada sterrata che porta al santuario di S. Valentino. Si tratta dell’unico tratto di strada ancora in terra battuta in tutta la Vallagarina della antica strada romana risalente all’epoca dell’imperatore Tito (79-81 d.C.)

  7. Il santuario di S. Valentino

    Dopo circa un chilometro si arriva al santuario di S.Valentino. Il santuario sorge su di un "dosso" e domina quella parte della Vallagarina che si estende dalla chiusa di Serravalle fino quasi ad Avio: dallo spiazzo prospiciente l'entrata della chiesa si gode una bellissima vista sulla valle sottostante. Le prime notizie del santuario risalgono al 1300, epoca in cui cominciarono i pellegrinaggi e le celebrazioni religiose, ma la costruzione della chiesa si protrasse, attraverso successivi ampliamenti per tutto il medioevo, soprattutto nel 1500 e 1600. Memorabile fu la celebrazione tenuta la prima domenica di settembre del 1645, giorno in cui venne trasportata nel santuario la reliquia del martire Valentino. Da quell'epoca, ogni anno, la prima domenica di settembre si ripetono le celebrazioni religiose. L'attuale aspetto del santuario e della casa di preghiera annessa sono frutto di un restauro risalente al 1982.

  8. Via crucis

    Di notevole interesse è anche la strada che scende dal santuario di S.Valentino verso l'abitato di Marani. Si tratta della "via crucis", la più antica via d'accesso al santuario, percorrendo la quale si possono ammirarne i capitelli e la secolare vegetazione che fa da cornice al percorso religioso.

  9. Maso Cumer

    La parte dell'itinerario che si snoda sul conoide del rio S. Valentino permette soprattutto di vedere alcuni tipici masi agricoli - Maso Cumer, Maso le Pozze - che costituiscono i nuclei originari attorno ai quali, nel corso dei secoli, si sono sviluppate le piccole frazioni.

    Il Maso Cumer è il primo che si incontra sulla destra scendendo verso valle.

  10. Il vigneto Sanvalentino

    Risalendo verso Monte, a sinistra si incontra il vigneto Sanvalentino, un vigneto che giace nella parte più bassa del conoide di S. Valentino, dove il Marzemino riesce ad esaltare le proprie caratteristiche: mineralità, sapidità, frutto e speziatura, ma anche rotondità e piacevolezza.

    Degno di nota è il grande gelso che confina con la strada e che ricorda l’antica coltivazione del baco da seta. Coltura che, in epoca veneziana ha reso la città di Ala un punto di riferimento per la produzione e il commercio dei velluti.

  11. Il vigneto Gazzi

    Più a nord, identificato da un cipresso solitario si può vedere il vigneto Gazzi. Suoli molto calcarei di origine dolomitica ed esposizione sud-ovest lo rendono un crù ideale per la coltivazione del Pinot grigio.

  12. Maso le Pozze

    Come nel Maso Cumer anche qui a Maso le Pozze, la struttura risponde alle esigenze connesse con la coltivazione della terra: abbiamo così costruzioni unitarie con la sovrapposizione dei piani adibiti a stalle e cantine, abitazione, fienile e solaio.

    La vocazione prevalentemente agricola della zona è confermata architettonicamente dalla presenza di vaste rastrelliere, congiunte ai ballatoi, i pontesei, per l’essiccazione di cereali o legumi. Lo stesso cortile interno (“era”) solitamente circondato da muri favorisce l’allevamento di alcuni animali domestici di piccola taglia  - soprattutto galline e conigli - ed è fondamentale nel periodo della battitura dei cereali. L’accesso dalla strada principale al cortile di solito avviene attraverso una porta ad arco o un breve porticato.

  13. Il vigneto Vignalet

    Vicino al bosco, identificato da una serie di cipressi si trova il “Vignalet”, in dialetto trentino “piccola vigna”.

    Ci troviamo nella parte più alta del conoide della Val Cipriana, luogo particolare per la sua esposizione: qui il Sole arriva molto tardi al mattino, verso le 10.30 anche durante la maturazione e quindi posto ideale per avere grandi escursioni termiche tra notte e dì e quindi per esaltare le peculiarità di una varietà particolare e difficile come il Pinot nero.

  14. Il Vigneto Cadalora

    Scendendo verso il paese di S. Margherita incontriamo sulla destra il vigneto Cadalora, anch’esso identificato da un cipresso solitario. È uno dei vigneti più vecchi della famiglia Tomasi, nel quale intorno agli anni ‘70 è stato piantato lo Chardonnay. Il nome è legato all’Ora, il vento del lago di Garda trentino che soffia tutto l’anno, e rende questa zona asciutta e ben ventilata, luogo ideale per la coltivazione della vite.

  15. Maso Cadalora

    Un altro esempio di maso è quello della Cadalora, anche se la leggenda narra che nel medioevo in questo maso avesse il suo covo una banda di briganti guidata da tale Fioravante e che proprio per questo motivo fosse stata costruita la torre di S.Margherita, a difesa della popolazione e dei viandanti.

  16. I Coleri

    Proseguendo il percorso verso nord - 500 m. circa dopo S. Margherita - al maso Coleri, località degna di nota perchè qui aveva sede - nel corso della prima guerra mondiale - il comando della prima linea italiana dislocata sulle pendici del Monte Zugna. Di quelli eventi sono testimonianza alcune iscrizioni sulla facciata della casa.

  17. La strada imperiale

    Proprio lungo il marciapiede si può notare un muro in sassi di epoca asburgica, ultimo tratto rimasto della strada imperiale che portava verso nord. Proprio qui si trova un cippo stradale che indica la distanza tra tale località e Innsbruck. (200Km esatti, provare per credere)

  18. Serravalle

    Il punto più a nord dell'itinerario e costituito dal paese di Serravalle. La pronuncia dialettale del nome - "Seraval" - richiama il fatto che il paese è sorto in una strettoia della valle, una chiusa dove sorgeva un attracco per le imbarcazioni che navigavano il fiume Adige ed un approdo per l'attraversamento dello stesso.

  19. Zona dei muretti a secco

    All'altezza della chiesa parrocchiale ci si immette sull'antica "strada romana", che attraversa i campi di località Zarzini e Maiere (major - superiore) disposti sui conoidi del monte Zugna. E' questa una delle parti più interessanti dei percorso per ciò che riguarda il paesaggio agricolo e perchè in questo tratto di strada collinare si gode una visione d' insieme sui campi che coprono la vallata. La località Maiere che si attraversa è nota infatti per i tipici terrazzamenti, frutto di un lavoro secolare, grazie al quale si è destinato a coltura buona parte del fianco collinare. questo particolare paesaggio agrario, affascinante per bellezza e perizia della tecnica di adattamento del terreno agli scopi umani, oggi rischia di andare perduto o di essere dismesso.

  20. Il Vigneto Majere

    Proprio in questo luogo giace il vigneto Majere. Luogo che fino agli anni ‘70 del Novecento era totalmente coltivato a Casetta, si era poi trasformato in luogo di elezione per la produzione dello Chardonnay e di altre uve bianche. Agli inizi degli anni 2000 questo vigneto è stato acquistato dalla famiglia Tomasi e ripiantato con la varietà Casetta, che da sempre trovava in queste terrazze il luogo ideale per grandi vini da invecchiamento.

  21. Rientro in cantina

    Infine, dopo un tragitto di 11 km, si rientra, attraverso la contrada dei Corbei, nell'abitato di S.Margherita e si conclude poco sotto la piazza della Torre presso la sede dell’azienda La Cadalora.